Roma riabilita Ovidio, dopo 2000 anni revocato esilio
Ok Aula Giulio Cesare, accolte richieste città natale Sulmona
Ad oltre duemila anni dall'esilio dalla Capitale, la città
di Roma riabilita il poeta latino Publio Ovidio Nasone e revoca
ufficialmente la "relegatio" decisa dall'imperatore Augusto. Oggi
l'Assemblea Capitolina ha approvato all'unanimità la mozione, proposta
dalla maggioranza Cinquestelle, per "riparare al grave torto subito"
dall'autore delle Metamorfosi che venne esiliato a Tomi, in Romania. Il
documento è stato approvato dall'Aula che, recita la mozione,
rappresenta "idealmente la continuità storica del Senato e del Popolo di
Roma" e pertanto si ritiene essere titolata ad esprimersi. La mozione,
votata proprio nell'anno in cui si celebra il bimillenario della morte
del "cantore dell'amore", ha avuto una lunghissima gestazione e trae
origine da due processi voluti dalla sua città natale, Sulmona. "In
entrambi i giudizi - si legge nel documento votato in Assemblea - Ovidio
è stato assolto dai capi di imputazione a lui contestati. L'ultima
sentenza di assoluzione è stata recepita all'unanimità dal consiglio
comunale di Sulmona che nel 2012 l'ha trasmessa all'Assemblea Capitolina
di Roma affinché venisse recepita e ne fosse data attuazione". Il primo
processo, nel dicembre del 1967, si svolse davanti ad una corte di
insigni latinisti, mentre l'appello, del 2011, venne celebrato di fronte
a qualificati giuristi. Nella mozione firmata dal M5S, viene ricordato
anche un "illustre precedente" del poeta latino, datato 2008. "Su
richiesta del M5S il Comune di Firenze ha riabilitato ufficialmente
Dante Alighieri quando ricorrevano i 750 anni dalla sua nascita con la
revoca dell'esilio e l'annullamento della sentenza del 27 gennaio 1302
che", in piena guerra guelfi-ghibellini, condannò il poeta e tre suoi
compagni" tra le altre cose "al bando dalla Toscana per due anni e
all'iscrizione dei loro nomi nei registri comunali come falsari".
Così, dopo una lunga trafila, Publio Ovidio Nasone nato a Sulmona nel
43 a.C. ed esiliato a Tomi nell'8 d.c., ha ottenuto giustizia, seppur
tardiva. La decisione è arrivata in quanto la relegatio "in base al
diritto romano, andava comminata a seguito di un pubblico processo e
doveva essere ratificata dal Senato mentre l'imperatore Augusto stabilì
tutto da solo senza rispettare le regole". (ANSA).
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire